Arriva il 5G

Le nuove reti mobili arrivano in media una volta ogni dieci anni o giù di lì. A partire dal 1980 quando la prima generazione di telefoni cellulari era basata sulla tecnologia analogica, ogni ricambio generazionale ha portato nuove bande di frequenza, velocità più elevate e una maggiore capacità di trasmissione del flusso di dati piuttosto che la semplice trasmissione della voce. L'arrivo del 5G viene paragonato alla sostituzione di una strada di campagna con una sola corsia per il traffico con una autostrada a più corsie.  Gli operatori di telefonia mobile sperano di avere le loro reti di quinta generazione pronte entro il 2020, ma molti analisti ritengono la previsione troppo ottimistica. Il 5G sarà un vero global standard che permetterà ai viaggiatori di utilizzare i loro smartphone in qualsiasi parte del mondo, senza il fastidio di dover scambiare le sim card con quelle locali acquistate all'arrivo.  Ma cosa aspettarsi dal 5G? Al momento, una delle poche cose che si possono dire sul 5G con certezza è che, proprio per soddisfare le crescenti esigenze della società per le reti di connettività, dovrà avere una "latenza" (vale a dire il tempo di risposta) di circa un millisecondo. La velocità con cui due dispositivi possono iniziare a comunicare tra loro sulle odierne reti 4G è di circa 50 millisecondi, e circa 500 millisecondi per gli ancora ampiamente utilizzati servizi 3G. La stessa rete 4G non è neanche lontanamente abbastanza veloce per i sistemi basati sul cloud, utilizzati per trasmettere - ad esempio - istruzioni di emergenza per le auto senza conducente. Né è sufficiente per fornire una traduzione continua ai partecipanti ad una teleconferenza, figuriamoci per guidare un bisturi mentre un chirurgo sta eseguendo un'operazione di salvataggio in remoto. Molte applicazioni wireless in tempo reale avranno bisogno di latenze di un millisecondo al massimo. Un altro requisito cardine sarà la velocità di trasmissione dati di almeno un gigabit al secondo (1 Gbps) per iniziare, e molteplici gigabit al secondo in seguito. Gli utenti mobili avranno bisogno di tali requisiti per lo streaming video ad altissima definizione (ad esempio l'attuale 4k ed il futuro 8k) per i loro telefoni e tablet.  Oggi le reti 4G basate sulla tecnologia LTE possono gestire tra 10 e 100 megabit al secondo (Mbps), a seconda della configurazione e la quantità di traffico. La maggior parte dei gestori di telefonia mobile stanno ancora lanciando i loro servizi LTE, mentre alcuni hanno iniziato a installare l'ultima apparecchiature LTE-Advanced. La velocità di trasmissione massima dichiarata di LTE-A è di 1Gbps. In realtà, si avvicina a 250 Mbps. Quindi, quale sarà il miglioramento del 5G rispetto al 4G? Difficile da dire, ma dato il miglioramento di dieci volte visto rispetto alle generazioni precedenti, una rete 5G con una velocità media di download di 1 Gbps sembra realistica, con la possibilità di arrivare fino a 10 Gbps in una fase avanzata.  Va anche detto che il 5G avrà bisogno di stazioni base più vicine agli utenti rispetto alle attuali antenne cellulari. Finora, microcelle non più grandi di un modem WiFi sono state utilizzati principalmente all'interno di edifici, per superare la scarsa ricezione mobile. Per gestire le esigenze del 5G, centinaia di punti di accesso microcellulare dovranno colmare le lacune tra le antenne cellulari esistenti. Con piccole antenne collegate ai lampioni e sulle facciate dei palazzi, forse poche persone le noteranno, e magari non si opporranno alla loro presenza, come accade quando sono erette le nuove antenne cellulari.  E' forte la tentazione di pensare che, anche quando la "internet delle cose", aggiunge miliardi di dispositivi più digitali chat sulle onde radio, le basi tecnologiche di 5G offrirà un tale potenziale di larghezza di banda da rendere le future generazioni di reti mobili inutili. In effetti, alcuni architetti di rete si aspettano che il 5G sia la fine della linea; tutto quello che verrà dopo - sostengono - sarà solo qualche miglioramento evolutivo.  Un pensiero ottimistico. Ma il passato insegna diversamente e - soprattutto - il futuro trova sempre il modo di contrastare anche il più intelligente dei pronostici.

Arriva il 5G

Le nuove reti mobili arrivano in media una volta ogni dieci anni o giù di lì. A partire dal 1980 quando la prima generazione di telefoni cellulari era basata sulla tecnologia analogica, ogni ricambio generazionale ha portato nuove bande di frequenza, velocità più elevate e una maggiore capacità di trasmissione del flusso di dati piuttosto che la semplice trasmissione della voce. L’arrivo del 5G viene paragonato alla sostituzione di una strada di campagna con una sola corsia per il traffico con una autostrada a più corsie.

Gli operatori di telefonia mobile sono convinti di poter utilizzare le loro reti di quinta generazione entro il 2020, ma molti analisti ritengono la previsione troppo ottimistica. Il 5G sarà un vero global standard che permetterà ai viaggiatori di utilizzare i loro smartphone in qualsiasi parte del mondo, senza il fastidio di dover cambiare le sim card con quelle locali acquistate all’arrivo.

Ma cosa aspettarsi dal 5G? Al momento, una delle poche cose che si possono dire con certezza è che, proprio per soddisfare le crescenti esigenze  sulle reti di connettività, il 5G dovrà avere una “latenza” (vale a dire il tempo di risposta) di circa un millisecondo. La velocità con cui due dispositivi possono iniziare a comunicare tra loro sulle odierne reti 4G è di circa 50 millisecondi, e circa 500 millisecondi per gli ancora ampiamente utilizzati servizi 3G. La stessa rete 4G non è neanche lontanamente abbastanza veloce per i sistemi basati sul cloud, utilizzati per trasmettere – ad esempio – istruzioni di emergenza per le auto senza conducente. Né è sufficiente per fornire una traduzione continua ai partecipanti ad una teleconferenza, figuriamoci per guidare un bisturi mentre un chirurgo sta eseguendo un’operazione di salvataggio in remoto. Molte applicazioni wireless in tempo reale avranno bisogno di latenze di un millisecondo al massimo. Un altro requisito cardine sarà la velocità di trasmissione dati di almeno un gigabit al secondo (1 Gbps) per iniziare, e molteplici gigabit al secondo in seguito. Gli utenti mobili avranno bisogno di tali requisiti per lo streaming video ad altissima definizione (ad esempio l’attuale 4k ed il futuro 8k) per i loro telefoni e tablet.

Oggi le reti 4G basate sulla tecnologia LTE possono gestire tra 10 e 100 megabit al secondo (Mbps), a seconda della configurazione e della quantità di traffico. La maggior parte dei gestori di telefonia mobile stanno ancora lanciando i loro servizi LTE, mentre alcuni hanno iniziato a installare la più evoluta LTE-Advanced. La velocità di trasmissione massima dichiarata di LTE-A è di 1Gbps. In realtà, si avvicina a 250 Mbps. Quindi, quale sarà il miglioramento del 5G rispetto al 4G? Difficile da dire, ma dato il miglioramento di dieci volte visto rispetto alle generazioni precedenti, una rete 5G con una velocità media di download di 1 Gbps sembra realistica, con la possibilità di arrivare fino a 10 Gbps in una fase avanzata.

Va anche detto che il 5G avrà bisogno di stazioni base più vicine agli utenti rispetto alle attuali antenne cellulari. Fino ad ora microcelle non più grandi di un modem WiFi sono state utilizzate principalmente all’interno di edifici, per superare la scarsa ricezione mobile. Per gestire le esigenze del 5G, centinaia di punti di accesso microcellulare dovranno colmare le lacune tra le antenne cellulari esistenti. Saranno installate piccole antenne collegate ai lampioni e sulle facciate dei palazzi. Forse poche persone le noteranno e magari non si opporranno alla loro presenza, come accade sempre quando sono erette nuove antenne cellulari.
Si stima che, anche quando l’ “internet delle cose” aggiungerà miliardi di dispositivi in più sulle onde radio, il 5G offrirà un tale potenziale di larghezza di banda da rendere inutili le future generazioni di reti mobili. Alcuni analisti si aspettano che il 5G sia la fine della linea: tutto quello che verrà dopo – sostengono – sarà solo qualche miglioramento evolutivo.
Un pensiero ottimistico. Ma il passato ci insegna che è meglio essere realisti e – soprattutto – che il futuro trova sempre il modo di contrastare anche il più intelligente dei pronostici.

Fonte: The Economist

Comunicare, oggi

Comunicare, oggi

Comunicare, oggi

Viviamo in un’epoca in cui la comunicazione assume un’importanza sempre maggiore, soprattutto quella su internet. Ma andiamo a scoprire cosa intendiamo per comunicazione. Dal punto di vista etimologico, il termine deriva dal latino ‘comunicare‘, il quale, a sua volta, proviene dal lemma ‘communis‘ cioè comune. Considerando l’evoluzione della parola partendo proprio dalla sua derivazione latina, si scopre che il secondario significato ‘mettere in comune idee e pensieri’ ha acquistato, con il passare del tempo, un’importanza sempre maggiore fino a diventare il significato più importante. La comunicazione d’impresa, in quanto ponte tra l’azienda ed il mercato, è una disciplina ormai praticata in tutte le aziende, a volte anche in maniera inconsapevole. E’ fondamentale sottolineare che il concetto di comunicazione non è sovrapponibile a quello di informazione poiché si tratta di concetti diversi: informazione significa soltanto notizia, cioè trasmissione di dati da una sorgente ad un destinatario; comunicazione non è soltanto l’ informazione trasmessa , ma anche e soprattutto le modalità con cui questa informazione viene trasmessa. Comunicare significa quindi partecipare ad un sistema di relazioni attraverso norme e regole messe in atto in maniera consapevole o inconsapevole dagli attori in esso presenti, i quali si scambiano informazioni, sensazioni, immagini mentali e stati d’animo usando canali e codici verbali, paraverbali, non verbali e simbolici, utilizzabili ed utilizzati in un determinato contesto culturale. La comunicazione è la partecipazione attraverso contenuti emozionali, è impegno e volontà di ascoltare e rispondere in maniera reale e concreta alle necessità altrui. La cura dell’immagine aziendale è un elemento che sta diventando sempre più importante anche per aziende che fino ad oggi non vi hanno prestato la dovuta considerazione e attenzione. L´apertura dei mercati internazionali ha infatti creato un clima ed un panorama estremamente competitivi che rendono fondamentale presentare la propria azienda con un´immagine ben curata al fine di poter rafforzare il proprio marchio e renderlo riconoscibile. Pertanto, quando un’impresa decide di fare comunicazione, è fondamentale studiare una strategia che renda la comunicazione il più efficace possibile, poiché strumento indispensabile per aggredire il mercato, innalzare il valore del proprio prodotto o servizio e conquistare il consumatore/utente. Nell’ambito della comunicazione d’impresa, s’individuano quattro aree: la comunicazione commerciale, quella istituzionale, la comunicazione gestionale e quella economico-finanziaria. La comunicazione commerciale è l’insieme degli strumenti che l’impresa utilizza per gestire le relazioni con il mercato dei consumatori intermedi e/o finali. La comunicazione istituzionale riguarda l’impresa nella sua totalità e mette al centro del messaggio la sua mission e la sua vision anziché specifici elementi relativi alla sua attività quali prodotti, strutture e risultati. La comunicazione gestionale è l’insieme dei sistemi di creazione e di scambio di messaggi ed informazioni che si sviluppano tra tutti coloro che prendono parte direttamente o indirettamente alle attività esecutive e produttive dell’impresa come dipendenti, professionisti, fornitori, aziende collegate ecc. La comunicazione economico-finanziaria è l’insieme delle comunicazioni di carattere reddituale, finanziario e patrimoniale dell’impresa, che il vertice aziendale diffonde, attraverso qualsiasi canale, alle varie categorie e gruppi portatori di interesse. La varietà del pubblico di destinatari ci fa comprendere come la comunicazione sia un sistema complesso il quale richiede una preparazione specifica per gestirlo in maniera efficace ed efficiente in modo da trasmettere i messaggi con i registri più adeguati alle circostanze, sia per quanto concerne la comunicazione verbale che quella non verbale, senza tralasciare componenti che potrebbero apparire secondarie. La carta intestata, le buste e i biglietti da visita, ad esempio, contribuiscono a trasmettere l’immagine dell’azienda, per non parlare del sito internet, del logo o dei profili social, destinati ad imprimersi nelle menti delle persone oppure ad entrare nell’oblio come capita spesso in una società contraddistinta da un’infinità di stimoli come quella attuale.

Fonte: http://www.comunicazionedimpresa.it

Amanda Knox incastrata dalla pista della droga?

Nuove clamorose indiscrezioni sul caso dell’omicidio della giovane Meredith Kercher. Dopo la conferenza stampa di inizio luglio di Raffaele Sollecito e dei suoi avvocati, stavolta tocca a indiscrezioni di stampa. Come riporta il settimanale Giallo, in edicola questi giorni, emergerebbero nuovi dettagli che collegherebbero Amanda Knox al mondo dello spaccio della droga di Perugia. In particolare, ci sarebbe una importante annotazione fatta da uno degli agenti della squadra mobile di Perugia nel 2008, subito dopo l’omicidio di Meredith. «Nel corso dell’attività investigativa sull’omicidio di Meredith Kercher abbiamo appurato che un tale F. avrebbe rifornito saltuariamente di sostanza stupefacente la nota Amanda Knox, oltre ad avere avuto con lei presumibilmente rapporti di natura sessuale».   L’annotazione è datata 19 gennaio 2008, quindi due mesi e mezzo dopo il terribile omicidio della giovane studentessa inglese Meredith Kercher. Questo nuovo elemento potrebbe aprire un nuovo, inquietante scenario sul delitto della casa di via della Pergola e su Amanda Knox. La ragazza americana aveva dei legami con il mondo dello spaccio di droga?  Da quanto si apprende, potrebbe entrare un nuovo protagonista nell’intricato giallo: un ragazzo conosciuto in treno da Amanda - l’iniziale del nome sarebbe F. - con cui avrebbe fatto sesso, consumato droga e mantenuto contatti sia prima che dopo l’omicidio di Meredith. Queste sue frequentazioni potrebbero davvero aver influito sulla sua condotta di quel periodo? Come mai questo particolare non è stato ancora preso in considerazione nelle indagini e nei processi? Nel frattempo Amanda Knox continua a restare ancora negli Stati Uniti ed a breve inizierà a lavorare presso una casa editrice di New York, mentre Raffaele Sollecito si è da poco laureato in ingegneria informatica a Verona con una tesi sul suo caso, in cui ha analizzato il traffico generato dalla notizia dell’omicidio sui social network. In una vicenda che sembra non avere mai fine basterà questo nuovo elemento per riaprire il caso? Sollecito potrebbe davvero non avere nulla a che fare con l’omicidio di Meredith? E soprattutto, chi ha ucciso la giovane Kercher?   Perugia, delitto, meredith Kercher, raffaele sollecito, amanda knox, giallo, omicidio, indiscrezioni, droga, indagini, processo, sesso, stati uniti, spaccio, giustizia

Nuove indiscrezioni del settimanale ‘Giallo’ sull’omicidio di Meredith

Nuove clamorose indiscrezioni sul caso dell’omicidio della giovane Meredith Kercher. Dopo la conferenza stampa di inizio luglio di Raffaele Sollecito e dei suoi avvocati, stavolta tocca a indiscrezioni di stampa.

Come riporta il settimanale Giallo, in edicola questi giorni, emergerebbero nuovi dettagli che collegherebbero Amanda Knox al mondo dello spaccio della droga di Perugia. In particolare, ci sarebbe una importante annotazione fatta da uno degli agenti della squadra mobile di Perugia nel 2008, subito dopo l’omicidio di Meredith.

«Nel corso dell’attività investigativa sull’omicidio di Meredith Kercher abbiamo appurato che un tale F. avrebbe rifornito saltuariamente di sostanza stupefacente la nota Amanda Knox, oltre ad avere avuto con lei presumibilmente rapporti di natura sessuale».

L’annotazione è datata 19 gennaio 2008, quindi due mesi e mezzo dopo il terribile omicidio della giovane studentessa inglese Meredith Kercher. Questo nuovo elemento potrebbe aprire un nuovo, inquietante scenario sul delitto della casa di via della Pergola e su Amanda Knox. La ragazza americana aveva dei legami con il mondo dello spaccio di droga?

Da quanto si apprende, potrebbe entrare un nuovo protagonista nell’intricato giallo: un ragazzo conosciuto in treno da Amanda – l’iniziale del nome sarebbe F. – con cui avrebbe fatto sesso, consumato droga e mantenuto contatti sia prima che dopo l’omicidio di Meredith. Queste sue frequentazioni potrebbero davvero aver influito sulla sua condotta di quel periodo? Come mai questo particolare non è stato ancora preso in considerazione nelle indagini e nei processi?

Nel frattempo Amanda Knox continua a restare ancora negli Stati Uniti ed a breve inizierà a lavorare presso una casa editrice di New York, mentre Raffaele Sollecito si è da poco laureato in ingegneria informatica a Verona con una tesi sul suo caso, in cui ha analizzato il traffico generato dalla notizia dell’omicidio sui social network.

In una vicenda che sembra non avere mai fine basterà questo nuovo elemento per riaprire il caso? Sollecito potrebbe davvero non avere nulla a che fare con l’omicidio di Meredith? E soprattutto, chi ha ucciso la giovane Kercher?

Leggi anche su: http://weeknewslife.com/2014/07/25/amanda-knox-incastrata-dalla-droga/ WeekNewsLife

Che confusione per gli aspiranti medici

Per gli aspiranti medici italiani la situazione è sempre più confusa. Da un lato si parla di abolizione delle facoltà a numero chiuso, dall’altro si assiste al teatrino dei ricorsi al Tar da parte degli esclusi. Stavolta c’è stato  il colpo di scena della recente sentenza del Tar Lazio che ha dichiarato illegittimo il concorso nazionale 2014/2015 per l’accesso alla Facoltà di Medicina per irregolarità della prova d’ingresso in alcuni atenei italiani, riammettendo di fatto i duemila ricorrenti inizialmente esclusi.  In più, negli ultimi mesi il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha ipotizzato il passaggio al sistema francese, dove gli studenti possono accedere al primo anno di una qualsiasi facoltà. Il corso è comune per chi si iscrive a Medicina, Farmacia, Odontoiatria e Ostetricia. Durante l’anno gli studenti svolgono due test: il primo si svolge verso dicembre/gennaio, mentre il secondo invece alla fine tra maggio e giugno. Ma, tra le altre cose, il modello francese prevede non più sei anni per gli studenti di medicina, bensì sette.  Allo stato dei fatti è quasi certo che ad aprile 2015 si terranno nuovamente i test d’ingresso. Quindi cambia tutto per non cambiare niente? In realtà non cambia assolutamente nulla. Ad esempio, la famosa sentenza del Tar Lazio che riammette duemila esclusi potrebbe essere per questi ultimi null’altro che una ‘vittoria di Pirro’. La probabilità che possa essere ribaltata nella prossima udienza del prossimo maggio 2015 è alta; ne conseguirebbe una cocente sconfitta per gli studenti che si vedrebbero estromessi dopo aver sostenuto corsi ed esami per un anno. Sconfitti e beffati. Altra questione di rilevanza notevole è la vicenda del blocco delle specializzazioni: attualmente con i vari tagli di reparti ed ospedali non ci sono abbastanza posti disponibili per i neo-laureati in medicina. Come si può ipotizzare un aumento degli ammessi alle facoltà di medicina se prima non si pensa anche ad aumentare i posti per le specializzazioni? E’ una domanda che si pone Anaao Assomed Giovani: «Con l’ordinanza del Tar Lazio altri 2000 futuri medici, tra sei anni, al pari dei loro colleghi, rischieranno di non trovare sbocco nelle specializzazioni post-laurea e alla fine del loro percorso formativo entreranno nel mondo della disoccupazione e del precariato, come gli altri 10.000 ammessi quest’anno e gli altri migliaia di ricorrenti del ‘bonus maturità’».  Anaao Giovani vuole «evitare una precarizzazione spinta che inizia dall’accesso alla Facoltà di Medicina. Considera fondamentale e indispensabile l’accesso programmato alle facoltà di Medicina, con un eventuale sistema alternativo rispetto a quello attuale, che possa però mantenere la più assoluta oggettività di valutazione, ma nello stesso tempo possa garantire la massima trasparenza nell’espletazione della prova d’ingresso».  Inoltre, per  Anaao Assomed Giovani  «il sistema ‘francese’, proposto qualche mese fa dalla Ministra Giannini come ‘panacea di tutti i mali’, non può essere definito né sinonimo di oggettività, né di trasparenza». I dati degli ultimi anni parlano di un progressivo aumento degli ammessi ai corsi in medicina, a cui non è seguito né un aumento dei posti in specializzazione, né un auspicato turnover del personale medico del SSN. Anzi, abbiamo assistito a tagli indiscriminati che hanno spianato la strada a precariato e disoccupazione, nonostante il  numero chiuso. Qual è la strada giusta per le migliaia di ragazzi italiani che aspirano alla professione medica? Cosa è preferibile scegliere per evitare di gettare al vento anni di studi e sacrifici? E’ giunto il momento di avviare una seria e precisa programmazione di tutto il percorso formativo medico basato sull’efficienza e la meritocrazia.

Che confusione per gli aspiranti medici

Per gli aspiranti medici italiani la situazione è sempre più confusa. Da un lato si parla di abolizione delle facoltà a numero chiuso, dall’altro si assiste al teatrino dei ricorsi al Tar da parte degli esclusi. Stavolta c’è il colpo di scena della recente sentenza del Tar Lazio che ha dichiarato illegittimo il concorso nazionale 2014/2015 per l’accesso alle facoltà di medicina per irregolarità della prova d’ingresso in alcuni atenei italiani, riammettendo di fatto i duemila ricorrenti inizialmente esclusi.

In più, negli ultimi mesi il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha ipotizzato il passaggio al sistema francese, dove gli studenti possono accedere al primo anno di una qualsiasi facoltà. Il corso è comune per chi si iscrive a Medicina, Farmacia, Odontoiatria e Ostetricia. Durante l’anno gli studenti svolgono due test: il primo si svolge verso dicembre/gennaio, mentre il secondo invece alla fine tra maggio e giugno. Ma, tra le altre cose, il modello francese prevede non più sei anni per gli studenti di medicina, bensì sette.

Allo stato dei fatti è quasi certo che ad aprile 2015 si terranno nuovamente i test d’ingresso. Quindi cambia tutto per non cambiare niente? In realtà non cambia assolutamente nulla.

Ad esempio, la famosa sentenza del Tar Lazio che riammette duemila esclusi potrebbe essere per questi ultimi null’altro che una ‘vittoria di Pirro’. La probabilità che possa essere ribaltata nell’ udienza del prossimo maggio è alta; ne conseguirebbe una cocente sconfitta per gli studenti che si vedrebbero estromessi dopo aver sostenuto corsi ed esami per un anno. Sconfitti e beffati.

Altra questione di rilevanza notevole è la vicenda del blocco delle specializzazioni: attualmente con i vari tagli di reparti ed ospedali non ci sono abbastanza posti disponibili per i neo-laureati in medicina. Come si può ipotizzare un aumento degli ammessi alle facoltà di medicina se prima non si pensa anche ad aumentare i posti per le specializzazioni?

E’ una domanda che si pone Anaao Assomed Giovani: «Con l’ordinanza del Tar Lazio altri duemila futuri medici, tra sei anni, al pari dei loro colleghi, rischieranno di non trovare sbocco nelle specializzazioni post-laurea e alla fine del loro percorso formativo entreranno nel mondo della disoccupazione e del precariato, come gli altri 10.000 ammessi quest’anno e gli altri migliaia di ricorrenti del ‘bonus maturità’».

Anaao Giovani vuole «evitare una precarizzazione spinta che inizia dall’accesso alla facoltà di medicina e considera fondamentale e indispensabile l’accesso programmato alle facoltà di medicina, con un eventuale sistema alternativo rispetto a quello attuale, che possa però mantenere la più assoluta oggettività di valutazione, ma nello stesso tempo possa garantire la massima trasparenza nell’espletazione della prova d’ingresso».  Inoltre, per  Anaao Assomed Giovani  «il sistema ‘francese’, proposto qualche mese fa dalla Ministra Giannini come ‘panacea di tutti i mali’, non può essere definito né sinonimo di oggettività, né di trasparenza».

I dati degli ultimi anni parlano di un progressivo aumento degli ammessi ai corsi in medicina, a cui non è seguito né un aumento dei posti in specializzazione, né un auspicato turnover del personale medico del SSN. Anzi, abbiamo assistito a tagli indiscriminati che hanno spianato la strada a precariato e disoccupazione, nonostante il  numero chiuso.

Qual è la strada giusta per le migliaia di ragazzi italiani che aspirano alla professione medica? Cosa è preferibile scegliere per evitare di gettare al vento anni di studi e sacrifici?

E’ giunto il momento di avviare una seria e precisa programmazione di tutto il percorso formativo medico basato sull’efficienza e la meritocrazia.

Un sms confermerebbe innocenza di Sollecito

«A dispetto delle notizie circolate in questi ultimi giorni, non c’è nessuna ritrattazione da parte mia in questa nuova fase processuale». E’ un Raffaele Sollecito che appare sereno, ma al tempo stesso battagliero, durante la conferenza stampa a Roma sul ricorso in Cassazione depositato dai suoi legali,  Giulia Bongiorno e Luca Maori, contro la sentenza di condanna in appello emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze, che ha ritenuto il ragazzo colpevole dell'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher insieme all'ex fidanzata Amanda Knox. Il giovane pugliese, prossimo alla laurea specialistica in ingegneria informatica, non si sottrae a cronisti e telecamere e - accompagnato come sempre dal padre Francesco e dagli zii - si difende dall’accusa  di aver fatto dietrofront:  «Solo un pazzo o un criminale cambierebbe versione, e io non sono né pazzo né criminale. Sono una persona innocente, che da sette anni grida la sua innocenza». «Penso che anche Amanda sia innocente ma ho scoperto, leggendo le motivazioni della sentenza di Firenze, che forse mi ha detto una bugia». Sollecito dimostra di avere le idee chiare soprattutto su un particolare:  un sms spedito da Amanda al suo datore di lavoro dell’epoca, Patrick Lumumba, fuori da casa di Sollecito nella presunta ora del delitto. Questo separerebbe la posizione processuale dei due. Sollecito infatti ha sempre detto di credere che Amanda fosse a casa sua durante la sera del delitto. Per l’avvocato Bongiorno «Non è possibile che Raffaele e Amanda fossero insieme quando è stato inviato l'sms di Amanda alle 20.35 perché le celle telefoniche erano fuori dalla portata della casa di Raffaele». Inoltre «Sollecito ha sempre detto di aver passato la notte con Amanda e per notte si intende dalle 22-23», specifica l’avvocato. Oltre a ciò, è provato da una perizia informatica che alle ore 21.26 Sollecito stesse guardando al pc un episodio di un manga giapponese. Raffaele Sollecito, incalzato anche dalle domande dei numerosi cronisti americani ed inglesi, contesta che la  «base fondante della condanna in appello sia il memoriale scritto da Amanda quando era in carcere». «Un memoriale - spiega il giovane - nel quale lei dà unicamente sfogo all'immaginazione». Poi aggiunge: «Amanda stessa mi scagiona completamente, mi dà un alibi e mi dichiara totalmente estraneo». In quegli scritti - prosegue Sollecito - lei ammette di aver detto una bugia, quando mi dice di essersi allontanata da casa per andare al lavoro da Lumumba». «Dal momento che i giudici hanno ritenuto valido quel memoriale, che per me è un'allucinazione, mi spieghino quale è la mia responsabilità  rispetto a quello che ha scritto Amanda» ribatte Sollecito. I legali del ragazzo, che nel frattempo hanno fatto depositato istanza di rimessione alle Sezioni Unite della Cassazione, mostrano fiducia:  «Noi crediamo che ci sarà un annullamento in toto della sentenza. Non è mai esistito nella storia un delitto senza tracce dell'assassino» sottolinea Giulia Bongiorno . «Nella stanza in cui è stata uccisa Meredith non ci sono tracce né di Amanda né di Raffaele ma solo di Rudy Guede. La pulizia selettiva delle tracce non esiste. Quello è il grande errore della sentenza» conclude la Bongiorno.

Raffaele Sollecito durante la conferenza stampa con gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori

«A dispetto delle notizie circolate in questi ultimi giorni, non c’è nessuna ritrattazione da parte mia in questa nuova fase processuale». E’ un Raffaele Sollecito che appare sereno, ma al tempo stesso battagliero, durante la conferenza stampa a Roma sul ricorso in Cassazione depositato dai suoi legali,  Giulia Bongiorno e Luca Maori, contro la sentenza di condanna in appello emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze, che ha ritenuto il ragazzo colpevole dell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher insieme all’ex fidanzata Amanda Knox.

Il giovane pugliese, prossimo alla laurea specialistica in ingegneria informatica, non si sottrae a cronisti e telecamere e – accompagnato come sempre dal padre Francesco e dagli zii – si difende dall’accusa  di aver fatto dietrofront:  «Solo un pazzo o un criminale cambierebbe versione, e io non sono né pazzo né criminale. Sono una persona innocente, che da sette anni grida la sua innocenza».

«Penso che anche Amanda sia innocente ma ho scoperto, leggendo le motivazioni della sentenza di Firenze, che forse mi ha detto una bugia». Sollecito dimostra di avere le idee chiare soprattutto su un particolare:  un sms spedito da Amanda al suo datore di lavoro dell’epoca, Patrick Lumumba, fuori da casa di Sollecito nella presunta ora del delitto. Questo separerebbe la posizione processuale dei due. Sollecito infatti ha sempre detto di credere che Amanda fosse a casa sua durante la sera del delitto.

Per l’avvocato Bongiorno […]

Continua a leggere su: http://weeknewslife.com/2014/07/01/sms-confermerebbe-innocenza-sollecito/ WeekNewsLife

Renzi promette le riforme in mille giorni

Da una riforma al mese a mille giorni per le riforme. Il premier Matteo Renzi lancia la sua nuova proposta  in una Camera dei deputati parzialmente piena, illustrando le priorità del semestre di presidenza italiano che inizia a luglio.  Sul rapporto con l’Europa, Renzi punta sull’orgoglio nazionale: «Agli italiani e alle italiane forse è mancata non tanto l’autorevolezza ma l’autostima per sentirsi protagonisti del processo europeo». In vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno a Yipres e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, l’Italia porterà la propria voce con grande determinazione e convinzione, assicura Renzi, aggiungendo che «noi non accettiamo da nessuno lezioni di democrazia». «La forza del nostro Paese va oltre il risultato dei singoli partiti. L’Europa non è il luogo delle autorizzazioni. Alziamo l’asticella delle ambizioni».  «I milioni di giovani della prima guerra mondiale non sono morti perché noi ci azzuffassimo sui cavilli. Oggi - rincara il premier - siamo a un bivio molto importante» per l’Europa: il suo futuro «non dipende da chi mettiamo a fare il presidente, e l’Italia ha lavorato» per far passare questa idea. «Ci siamo impegnati, come Italia, perché si affermasse un metodo: prima di decidere chi guida decidiamo dove andare» continua il Renzi. Entrando nel merito dei dossier più significativi, il presidente del consiglio si sofferma sull’operazione Mare Nostrum: «Un’Europa che racconta tutto, nel dettaglio, di come si pesca il tonno, ma poi quando nel mare ci sono i cadaveri si volta dall’altra parte, questa Europa - ha detto - non è degna». Non basta avere una moneta in comune: o accettiamo di avere un destino in comune oppure perdiamo il ruolo dell’Europa. «Se di fronte alle tragedie dell’immigrazione dobbiamo sentirci dire “questo problema non ci riguarda”, allora - ha scandito il premier - tenetevi la vostra moneta ma lasciateci i nostri valori». E riguardo al tema scottante dei parametri economici – proprio nelle ore in cui filtra da Berlino una maggiore flessibilità - Matteo Renzi ribadisce che il rispetto delle regole non è in discussione: «Abbiamo sempre detto che rispettiamo le regole. Le abbiamo sempre rispettate e continueremo a farlo ma c’è modo e modo di affrontare le regole». «Noi, a differenza di quanto fece la Germania nel 2003 vogliamo rispettare il 3%, ma vogliamo smettere» che dall’Europa arrivi «un elenco di raccomandazioni che siano come una lista spesa che capita fra capo e collo». Per il futuro dell’Italia, il premier fa quello che gli riesce meglio: promette. Se da una parte assicura che non verrà violato il tetto del 3%, dall'altra annuncia con enfasi  «un pacchetto unitario di riforme» che si sviluppa su un «arco di tempo sufficiente, un medio periodo politico di mille giorni: dal primo settembre 2014 al 28 maggio 2017».  Dal fisco all'agricoltura, dal welfare alla pubblica amministrazione. Un ‘piano monstre’ che il premier però non illustra nei dettagli.  A guardar bene, le promesse sono proprio le stesse del giorno della sua prima fiducia in Parlamento.

Renzi promette le riforme in mille giorni

Da una riforma al mese a mille giorni per le riforme. Il premier Matteo Renzi lancia la sua nuova proposta in una Camera dei deputati parzialmente piena, illustrando le priorità del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

Proprio sul rapporto con l’Europa, Renzi punta sull’orgoglio nazionale: «Agli italiani e alle italiane forse è mancata non tanto l’autorevolezza ma l’autostima per sentirsi protagonisti del processo europeo». In vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno a Yipres e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza, l’Italia porterà la propria voce con grande determinazione e convinzione, assicura Renzi, aggiungendo che «noi non accettiamo da nessuno lezioni di democrazia». «La forza del nostro Paese va oltre il risultato dei singoli partiti. L’Europa non è il luogo delle autorizzazioni. Alziamo l’asticella delle ambizioni».

«I milioni di giovani della prima guerra mondiale non sono morti perché noi ci azzuffassimo sui cavilli. Oggi – rincara il premier – siamo a un bivio molto importante» per l’Europa: il suo futuro «non dipende da chi mettiamo a fare il presidente, e l’Italia ha lavorato» per far passare questa idea. «Ci siamo impegnati, come Italia, perché si affermasse un metodo: prima di decidere chi guida decidiamo dove andare» […]

Continua a leggere su: http://weeknewslife.com/2014/06/24/renzi-promette-riforme-in-mille-giorni/ – WeekNewsLife

Con Salvini è nata una stella…a destra

Quando nel dicembre 2013 Matteo Salvini vinse le primarie della Lega Nord con l’82% dei consensi a discapito del senatùr Umberto Bossi, ben pochi avrebbero scommesso che sarebbe stato in grado di rianimare una Lega uscita a pezzi dagli scandali del cerchio magico del vecchio leader. Eppure Matteo, classe 1973 e milanese doc, ce l’ha fatta. Non solo è riuscito ad ottenere un lusinghiero 6% alle europee ma adesso ha messo nel mirino l’obiettivo più importante: la leadership del centrodestra, o di quello che sarà la galassia alternativa a Renzi. Il segretario della Lega conosce bene i meccanismi della politica – è stato per quasi venti anni consigliere comunale a Milano – e si muove a proprio agio tra studi televisivi e social network. Questi primi mesi da leader leghista sono stati contraddistinti da un iperattivismo politico e mediatico pari solo all’altro Matteo, il premier. Memorabili i suoi scontri sull’immigrazione con l’ex ministro Cecile Kyenge, così come il coraggio con cui affronta critici e detrattori sul web.  Matteo Salvini ha iniziato un percorso difficile per portare la Lega anche al centrosud, pagando molte diffidenze iniziali dovute anche a sue frasi del passato, di cui si è scusato. Ma la testardaggine del giovane segretario sembra dare frutti anche fuori dalla ‘Padania’: nelle frequenti sortite al Sud aumentano le attestazione di stima per questo ‘ragazzo dalla faccia pulita’ che parla chiaro e non le manda mai a dire. La più grande intuizione di Salvini è sicuramente stata la scelta di portare la Lega sulle posizioni anti-Euro e la conseguente alleanza «per un’Europa delle Patrie» con Marine Le Pen - leader degli euroscettici - gli ha fatto conquistare un bel po’ di voti di destra in uscita dalla diaspora degli ex-An. Allo stesso tempo ha rottamato gran parte della vecchia guardia leghista, accettando contributi di personalità esterne al mondo leghista come quello di Claudio Borghi, docente di economia alla Cattolica di Milano e capofila italiano degli economisti che predicano un ritorno alla sovranità nazionale.  Sull’onda del successo elettorale e alla luce del deserto di proposte all’interno dell’attuale centrodestra, Salvini sta dimostrando di avere le idee chiare per il futuro e in’intervista ad Affari Italiani delinea anche un programma di governo alternativo a quello della sinistra: «Un progetto fiscale che preveda la riduzione delle tasse, un nuovo rapporto con l’Europa, con delle battaglie su immigrazione, lavoro e sicurezza; infine un approccio ai temi della famiglia e dei figli completamente diverso dalla sinistra». Nello specifico, Salvini prevede un’aliquota fiscale uguale per tutti al 20%, con la galera per chi evade le tasse; lo stop dell’immigrazione con espulsioni, respingimenti ed il ritorno al reato di clandestinità. E poi abolizione della legge Fornero, superamento dei vincoli del patto di stabilità europeo con rottamazione dell’euro senza dover necessariamente tornare alla lira, magari creando una nuova moneta «non tedesca» con francesi, spagnoli, olandesi. Infine il leader leghista, da giovane padre, lancia una proposta sociale da sempre cavallo di battaglia – mai realizzato – della sinistra: asili nido pubblici e gratuiti per tutti, come in Francia. Con quali coperture? Semplice, legalizzando e tassando la prostituzione. Matteo vs Matteo. Sarà questa la sfida del prossimo futuro?

Con Salvini è nata una stella…a destra

Quando nel dicembre 2013 Matteo Salvini vinse le primarie della Lega Nord con l’82% dei consensi a discapito del senatùr Umberto Bossi, ben pochi avrebbero scommesso che sarebbe stato in grado di rianimare una Lega uscita a pezzi dagli scandali del cerchio magico del vecchio leader.

Eppure Matteo, classe 1973 e milanese doc, ce l’ha fatta. Non solo è riuscito ad ottenere un lusinghiero 6% alle europee ma adesso ha messo nel mirino l’obiettivo più importante: la leadership del centrodestra, o di quello che sarà la galassia alternativa a Renzi.

Il segretario della Lega conosce bene i meccanismi della politica – è stato per quasi venti anni consigliere comunale a Milano – e si muove a proprio agio tra studi televisivi e social network. Questi primi mesi da leader leghista sono stati contraddistinti da un iperattivismo politico e mediatico pari solo all’altro Matteo, il premier. Memorabili i suoi scontri sull’immigrazione con l’ex ministro Cecile Kyenge, così come il coraggio con cui affronta critici e detrattori sul web.

Matteo Salvini ha iniziato un percorso difficile per portare la Lega anche al centrosud […]

Continua a leggere su: http://weeknewslife.com/2014/06/20/salvini-nata-stellaa-destra/ – WeekNewsLife

La mossa di Silvio

Il dibattito politico sulle riforme istituzionali è in pieno fermento. Dopo la lettera di Grillo e Casaleggio al premier Renzi per proporre un nuovo incontro sulla legge elettorale, stavolta è il turno di Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, per uscire dal cono d’ombra del dualismo Renzi-Grillo e per poter dire ancora la sua sulle riforme istituzionali, rilancia il presidenzialismo. L’ex premier è convinto che l’incontro tra il leader del Pd e quello del M5S sarà l’ennesima bolla di sapone e per questo Renzi dovrà accordarsi con Forza Italia per portare avanti le riforme.  Berlusconi propone tre iniziative per arrivare al presidenzialismo: la riproposizione in Senato degli emendamenti Gasparri per l’elezione diretta del capo dello Stato; la presentazione di una proposta di legge costituzionale e infine un referendum confermativo per chiedere ai cittadini l’approvazione della scelta presidenzialista. Le tre iniziative hanno due obiettivi: far uscire allo scoperto Renzi, che spesso si è dichiarato favorevole a maggiori poteri per l’esecutivo, e soprattutto lanciare un segnale all’intero popolo dei moderati che in questo momento vive con un certo malessere l’assenza di una leadership e di una strategia chiara. Presentando alla Camera con Renato Brunetta e Paolo Romani la proposta sul presidenzialismo, Berlusconi afferma: «Dobbiamo dare il diritto ai cittadini di eleggere direttamente il Capo dello Stato. Renzi, il governo e la sinistra accolgano questa nostra proposta, Se ci fosse un accordo - aggiunge - sugli emendamenti che abbiamo presentato, si darebbe al Paese un sistema snello».  Sulle riforme, l’ex premier assicura: «Smentisco le accuse che dicono che noi non abbiamo una posizione chiara. Siamo l'opposizione liberale, di centrodestra a un governo di sinistra tenuto in piedi, ahimè da una stampella di 30 senatori, eletti dal centrodestra ma diventati lo sgabello su cui è seduta la sinistra».  E sul progetto del nuovo Senato Berlusconi manda un messaggio a Renzi: «La riforma del Senato squilibra lo Stato a favore dell'Anci e lo consegna alla sinistra. Forza Italia - precisa il Cavaliere -  mantiene gli impegni con Renzi ma c'è ancora da trovare l'intesa sull'elezione dei senatori ed io sono sicuro che la troveremo». Non manca una stoccata all’attuale inquilino del Quirinale: «E' passato al di là delle funzioni previste dalla Costituzione». Intanto domani è previsto un primo incontro tra Paolo Romani ed il ministro per le riforme Maria Elena Boschi.

La mossa di Silvio

Il dibattito politico sulle riforme istituzionali è in pieno fermento. Dopo la lettera di Grillo e Casaleggio al premier Renzi per proporre un nuovo incontro sulla legge elettorale, stavolta è il turno di Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, per uscire dal cono d’ombra del dualismo Renzi-Grillo e per poter dire ancora la sua sulle riforme istituzionali, rilancia il presidenzialismo. L’ex premier è convinto che l’incontro tra il leader del Pd e quello del M5S sarà l’ennesima bolla di sapone e per questo Renzi dovrà accordarsi con Forza Italia per portare avanti le riforme.
Berlusconi propone tre iniziative per arrivare al presidenzialismo: la riproposizione in Senato degli emendamenti Gasparri per l’elezione diretta del capo dello Stato; la presentazione di una proposta di legge costituzionale e infine un referendum confermativo per chiedere ai cittadini l’approvazione della scelta presidenzialista. Le tre iniziative hanno due obiettivi: far uscire allo scoperto Renzi, che spesso si è dichiarato favorevole a maggiori poteri per l’esecutivo, e soprattutto lanciare un segnale all’intero popolo dei moderati che in questo momento vive con un certo malessere l’assenza di una leadership e di una strategia chiara.
Presentando alla Camera con Renato Brunetta e Paolo Romani […]

Continua a leggere su: http://weeknewslife.com/2014/06/18/mossa-silvio/ – WeekNewsLife

In migliaia a Roma per i marò

«Marò liberi, subito!»  è lo slogan che risuona all’infinito ieri nel centro di Roma tra la curiosità dei turisti. Nonostante l’intensa pioggia  estiva sono in migliaia a sfilare sabato pomeriggio nella Capitale alla manifestazione organizzata da Il Giornale, Il Tempo e Libero in sostegno a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri fucilieri di Marina illegalmente  detenuti in India da oltre due anni. A distanza di sette mesi dall’ultima manifestazione, la situazione dei due militari del San Marco non è cambiata: non possono far rientro in Italia perché sottoposti ad un processo-farsa di cui non si conoscono ancora i capi di accusa. Le migliaia di manifestanti arrivati da tutta Italia sono ben coscienti che non basta sfilare per far tornare a casa Girone e Latorre. Serve l’impegno delle istituzioni e la manifestazione nasce per questo. Tra i presenti tanta gente comune e numerosi giovani, molti ex militari e famigliari di appartenenti alle forze armate. Partecipano anche volti noti dello sport, dello spettacolo e - pur senza simboli di partito - anche politici, tra cui Giorgia Meloni, l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della commissione Difesa Elio Vito e l’europarlamentare Mario Borghezio. Assenti - nonostante gli inviti - le istituzioni locali e gli esponenti del governo. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha scritto a Il Tempo  per dimostrare la sua «vicinanza profonda» ai due fucilieri di Marina e alle loro famiglie, ma poi non ha inviato nemmeno un rappresentante di Roma Capitale. «E’ una vergogna che non può essere cancellata da un semplice articolo di giornale» lo attacca Alemanno. In testa al corteo, oltre a un centinaio di bikers che sfilano in sella alle loro Harley-Davidson con tanto di fiocco giallo, c’è Paola Moschetti Latorre - compagna di Massimiliano e vera anima della manifestazione - che nel discorso finale di piazza Farnese ricorda: «Siamo qui per chiedere che venga scritta la parola fine su questa enorme ingiustizia. Siamo qui per chiedere l’osservanza del diritto internazionale e il rispetto dei diritti umani, irrimediabilmente lesi da una arbitraria detenzione». «Le dichiarazioni del governo - prosegue Moschetti - sono ben note, si sa che non è un cammino facile e non di breve durata, attendiamo fiduciosi. Massimiliano e Salvatore non hanno mai perso la forza. Il loro comportamento è esemplare. Il nostro appello è non dimenticare mai questa situazione» conclude la compagna di Latorre. Adesso tocca al governo Renzi raccogliere l’appello dei manifestanti, uscendo da due anni di immobilismo e far sentire la voce dell’Italia ad ogni livello per far tornare a casa i nostri marò.

In migliaia a Roma per i marò (Foto di Daniele Stanisci/Ag.Toiati)

«Marò liberi, subito!»  è lo slogan che risuona all’infinito ieri nel centro di Roma tra la curiosità dei turisti. Nonostante l’intensa pioggia  estiva sono in migliaia a sfilare sabato pomeriggio nella Capitale alla manifestazione organizzata da Il Giornale, Il Tempo e Libero in sostegno a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri fucilieri di Marina illegalmente  detenuti in India da oltre due anni.

A distanza di sette mesi dall’ultima manifestazione, la situazione dei due militari del San Marco non è cambiata: non possono far rientro in Italia perché sottoposti ad un processo-farsa di cui non si conoscono ancora i capi di accusa. Le migliaia di manifestanti arrivati da tutta Italia sono ben coscienti che non basta sfilare per far tornare a casa Girone e Latorre. Serve l’impegno delle istituzioni e la manifestazione nasce per questo.

Tra i presenti tanta gente comune e numerosi giovani, molti ex militari e famigliari di appartenenti alle forze armate. Partecipano anche volti noti dello sport, dello spettacolo e – pur senza simboli di partito – anche politici, tra cui Giorgia Meloni, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della commissione Difesa Elio Vito e l’europarlamentare Mario Borghezio. Assenti […]

Continua a leggere su: http://weeknewslife.com/2014/06/15/in-migliaia-roma-per-i-maro/WeekNewsLife

L’editto cinese di Renzi

«Sulle riforme non lascio a nessuno il diritto di veto: conta più il voto degli italiani che i veti di qualche politico che vuole bloccare le riforme» sbotta il premier Renzi davanti ad una platea di imprenditori italiani durante il viaggio istituzionale in Cina, appena gli giungono notizie da Roma. Il riferimento, neanche troppo velato, è rivolto all’ennesima polemica interna sulle riforme istituzionali che sta vivendo il Pd in una giornata nera per governo e maggioranza, andati sotto alla Camera sull’emendamento della Lega che istituisce la responsabilità civile per i magistrati. «Tecnicamente parlando è quella che si può definire una tempesta in un bicchier d'acqua» prova a sdrammatizzare Renzi. Ma l'incidente di ieri sulla giustizia è un altro colpo al governo, che anche al Senato si ritrova in affanno sulle riforme a causa dei numeri risicati della maggioranza. Scatta così la seconda epurazione in due giorni: dopo Mario Mauro, sostituito l’altro giorno da Casini, ieri è toccata a Corradino Mineo, il giornalista Rai estromesso dai membri Pd della commissione Affari costituzionali del Senato. Lo ha deciso ieri sera a larga maggioranza l'ufficio di presidenza del gruppo, che ha indicato come membro permanente il capogruppo Luigi Zanda. La posizione contraria di Mineo alla riforma del Senato voluta da Renzi era nota da tempo ed il suo voto era determinante in commissione. Si apre così un effetto domino sulle sosituzioni dei componenti Pd delle varie commissioni parlamentari. I renziani provano a serrare i ranghi tentando una prova di forza con l’opposizione interna, proprio per evitare di dover sottostare a veti futuri. Dopo ‘l’editto’ di Renzi dalla Cina il clima all’interno del Partito democratico si fa incandescente. Il primo a farsi sentire è Pippo Civati, per il quale la sostituzione di Mineo è «l'episodio più grave di una legislatura. È un errore politico: il vero problema è che Berlusconi non vota la riforma di Renzi, che non ha i numeri al Senato e se la prende con chi pone solo una questione di merito». Lo stesso Mineo considera la sua vicenda «un autogol per il governo e per il partito».  La resa dei conti è in programma sabato all’assemblea nazionale del Pd con il premier di ritorno dall’Asia pronto a rilanciare la posta in gioco, sapendo che stavolta ha dalla sua parte l’ottimo risultato elettorale delle europee. Se Renzi vuole davvero dare un seguito agli annunci degli ultimi mesi, è giunto il momento di dimostrare la sua determinazione, a cominciare dall’interno del suo partito.

L’editto cinese di Renzi

«Sulle riforme non lascio a nessuno il diritto di veto: conta più il voto degli italiani che i veti di qualche politico che vuole bloccare le riforme» sbotta il premier Renzi davanti ad una platea di imprenditori italiani durante il viaggio istituzionale in Cina, appena gli giungono notizie da Roma.

Il riferimento, neanche troppo velato, è rivolto all’ennesima polemica interna sulle riforme istituzionali che sta vivendo il Pd in una giornata nera per governo e maggioranza, andati sotto alla Camera sull’emendamento della Lega che istituisce la responsabilità civile per i magistrati. «Tecnicamente parlando è quella che si può definire una tempesta in un bicchier d’acqua» prova a sdrammatizzare Renzi.

Ma l’incidente di ieri sulla giustizia è un altro colpo al governo, che anche al Senato si ritrova in affanno sulle riforme a causa dei numeri risicati della maggioranza. Scatta così la seconda epurazione in due giorni: dopo Mario Mauro, sostituito l’altro giorno da Casini, ieri è toccata a Corradino Mineo […]

Continua a leggere su: http://weeknewslife.com/2014/06/12/leditto-cinese-renzi/ – WeekNewsLife

« Vecchi articoli