Category Archives: Tecnologia

Arriva il 5G

Le nuove reti mobili arrivano in media una volta ogni dieci anni o giù di lì. A partire dal 1980 quando la prima generazione di telefoni cellulari era basata sulla tecnologia analogica, ogni ricambio generazionale ha portato nuove bande di frequenza, velocità più elevate e una maggiore capacità di trasmissione del flusso di dati piuttosto che la semplice trasmissione della voce. L'arrivo del 5G viene paragonato alla sostituzione di una strada di campagna con una sola corsia per il traffico con una autostrada a più corsie.  Gli operatori di telefonia mobile sperano di avere le loro reti di quinta generazione pronte entro il 2020, ma molti analisti ritengono la previsione troppo ottimistica. Il 5G sarà un vero global standard che permetterà ai viaggiatori di utilizzare i loro smartphone in qualsiasi parte del mondo, senza il fastidio di dover scambiare le sim card con quelle locali acquistate all'arrivo.  Ma cosa aspettarsi dal 5G? Al momento, una delle poche cose che si possono dire sul 5G con certezza è che, proprio per soddisfare le crescenti esigenze della società per le reti di connettività, dovrà avere una "latenza" (vale a dire il tempo di risposta) di circa un millisecondo. La velocità con cui due dispositivi possono iniziare a comunicare tra loro sulle odierne reti 4G è di circa 50 millisecondi, e circa 500 millisecondi per gli ancora ampiamente utilizzati servizi 3G. La stessa rete 4G non è neanche lontanamente abbastanza veloce per i sistemi basati sul cloud, utilizzati per trasmettere - ad esempio - istruzioni di emergenza per le auto senza conducente. Né è sufficiente per fornire una traduzione continua ai partecipanti ad una teleconferenza, figuriamoci per guidare un bisturi mentre un chirurgo sta eseguendo un'operazione di salvataggio in remoto. Molte applicazioni wireless in tempo reale avranno bisogno di latenze di un millisecondo al massimo. Un altro requisito cardine sarà la velocità di trasmissione dati di almeno un gigabit al secondo (1 Gbps) per iniziare, e molteplici gigabit al secondo in seguito. Gli utenti mobili avranno bisogno di tali requisiti per lo streaming video ad altissima definizione (ad esempio l'attuale 4k ed il futuro 8k) per i loro telefoni e tablet.  Oggi le reti 4G basate sulla tecnologia LTE possono gestire tra 10 e 100 megabit al secondo (Mbps), a seconda della configurazione e la quantità di traffico. La maggior parte dei gestori di telefonia mobile stanno ancora lanciando i loro servizi LTE, mentre alcuni hanno iniziato a installare l'ultima apparecchiature LTE-Advanced. La velocità di trasmissione massima dichiarata di LTE-A è di 1Gbps. In realtà, si avvicina a 250 Mbps. Quindi, quale sarà il miglioramento del 5G rispetto al 4G? Difficile da dire, ma dato il miglioramento di dieci volte visto rispetto alle generazioni precedenti, una rete 5G con una velocità media di download di 1 Gbps sembra realistica, con la possibilità di arrivare fino a 10 Gbps in una fase avanzata.  Va anche detto che il 5G avrà bisogno di stazioni base più vicine agli utenti rispetto alle attuali antenne cellulari. Finora, microcelle non più grandi di un modem WiFi sono state utilizzati principalmente all'interno di edifici, per superare la scarsa ricezione mobile. Per gestire le esigenze del 5G, centinaia di punti di accesso microcellulare dovranno colmare le lacune tra le antenne cellulari esistenti. Con piccole antenne collegate ai lampioni e sulle facciate dei palazzi, forse poche persone le noteranno, e magari non si opporranno alla loro presenza, come accade quando sono erette le nuove antenne cellulari.  E' forte la tentazione di pensare che, anche quando la "internet delle cose", aggiunge miliardi di dispositivi più digitali chat sulle onde radio, le basi tecnologiche di 5G offrirà un tale potenziale di larghezza di banda da rendere le future generazioni di reti mobili inutili. In effetti, alcuni architetti di rete si aspettano che il 5G sia la fine della linea; tutto quello che verrà dopo - sostengono - sarà solo qualche miglioramento evolutivo.  Un pensiero ottimistico. Ma il passato insegna diversamente e - soprattutto - il futuro trova sempre il modo di contrastare anche il più intelligente dei pronostici.

Arriva il 5G

Le nuove reti mobili arrivano in media una volta ogni dieci anni o giù di lì. A partire dal 1980 quando la prima generazione di telefoni cellulari era basata sulla tecnologia analogica, ogni ricambio generazionale ha portato nuove bande di frequenza, velocità più elevate e una maggiore capacità di trasmissione del flusso di dati piuttosto che la semplice trasmissione della voce. L’arrivo del 5G viene paragonato alla sostituzione di una strada di campagna con una sola corsia per il traffico con una autostrada a più corsie.

Gli operatori di telefonia mobile sono convinti di poter utilizzare le loro reti di quinta generazione entro il 2020, ma molti analisti ritengono la previsione troppo ottimistica. Il 5G sarà un vero global standard che permetterà ai viaggiatori di utilizzare i loro smartphone in qualsiasi parte del mondo, senza il fastidio di dover cambiare le sim card con quelle locali acquistate all’arrivo.

Ma cosa aspettarsi dal 5G? Al momento, una delle poche cose che si possono dire con certezza è che, proprio per soddisfare le crescenti esigenze  sulle reti di connettività, il 5G dovrà avere una “latenza” (vale a dire il tempo di risposta) di circa un millisecondo. La velocità con cui due dispositivi possono iniziare a comunicare tra loro sulle odierne reti 4G è di circa 50 millisecondi, e circa 500 millisecondi per gli ancora ampiamente utilizzati servizi 3G. La stessa rete 4G non è neanche lontanamente abbastanza veloce per i sistemi basati sul cloud, utilizzati per trasmettere – ad esempio – istruzioni di emergenza per le auto senza conducente. Né è sufficiente per fornire una traduzione continua ai partecipanti ad una teleconferenza, figuriamoci per guidare un bisturi mentre un chirurgo sta eseguendo un’operazione di salvataggio in remoto. Molte applicazioni wireless in tempo reale avranno bisogno di latenze di un millisecondo al massimo. Un altro requisito cardine sarà la velocità di trasmissione dati di almeno un gigabit al secondo (1 Gbps) per iniziare, e molteplici gigabit al secondo in seguito. Gli utenti mobili avranno bisogno di tali requisiti per lo streaming video ad altissima definizione (ad esempio l’attuale 4k ed il futuro 8k) per i loro telefoni e tablet.

Oggi le reti 4G basate sulla tecnologia LTE possono gestire tra 10 e 100 megabit al secondo (Mbps), a seconda della configurazione e della quantità di traffico. La maggior parte dei gestori di telefonia mobile stanno ancora lanciando i loro servizi LTE, mentre alcuni hanno iniziato a installare la più evoluta LTE-Advanced. La velocità di trasmissione massima dichiarata di LTE-A è di 1Gbps. In realtà, si avvicina a 250 Mbps. Quindi, quale sarà il miglioramento del 5G rispetto al 4G? Difficile da dire, ma dato il miglioramento di dieci volte visto rispetto alle generazioni precedenti, una rete 5G con una velocità media di download di 1 Gbps sembra realistica, con la possibilità di arrivare fino a 10 Gbps in una fase avanzata.

Va anche detto che il 5G avrà bisogno di stazioni base più vicine agli utenti rispetto alle attuali antenne cellulari. Fino ad ora microcelle non più grandi di un modem WiFi sono state utilizzate principalmente all’interno di edifici, per superare la scarsa ricezione mobile. Per gestire le esigenze del 5G, centinaia di punti di accesso microcellulare dovranno colmare le lacune tra le antenne cellulari esistenti. Saranno installate piccole antenne collegate ai lampioni e sulle facciate dei palazzi. Forse poche persone le noteranno e magari non si opporranno alla loro presenza, come accade sempre quando sono erette nuove antenne cellulari.
Si stima che, anche quando l’ “internet delle cose” aggiungerà miliardi di dispositivi in più sulle onde radio, il 5G offrirà un tale potenziale di larghezza di banda da rendere inutili le future generazioni di reti mobili. Alcuni analisti si aspettano che il 5G sia la fine della linea: tutto quello che verrà dopo – sostengono – sarà solo qualche miglioramento evolutivo.
Un pensiero ottimistico. Ma il passato ci insegna che è meglio essere realisti e – soprattutto – che il futuro trova sempre il modo di contrastare anche il più intelligente dei pronostici.

Fonte: The Economist

Una bufala (al vino) a fin di bene

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Una bufala (al vino) a fin di bene

Avviso a tutti gli amanti del vino: la notizia relativa alla “Miracle Machine” è una bufala…alcolica ma pur sempre bufala.
Per molti è sembrato che si stesse per avverare un sogno. La “Macchina del Miracolo” avrebbe trasformato l’acqua – attraverso un concentrato di uva e lievito – in vino direttamente a casa propria in appena tre giorni. Chissà quanti hanno per un momento immaginato di diventare produttori di vino senza avere tutto il fastidio di dover coltivare le viti, raccogliere l’uva, spremerla e far invecchiare il prodotto per anni nelle botti. Un vero sogno, unico inconveniente: la Macchina del Miracolo semplicemente non esiste, è una bufala.

Tuttavia, la Miracle Machine pare essere una bufala detta a fin di bene. Dietro a tutta la vicenda c’è la Wine to Water, un’organizzazione no-profit che si occupa della fornitura di acqua potabile alle popolazioni bisognose di tutto il mondo. Da quanto si apprende dai media internazionali, la Wine to Water ha organizzato tutto questo per sensibilizzare l’opinione pubblica, attirando l’attenzione sul problema della mancanza di acqua potabile che colpisce ancora vaste aree del mondo. La Wine to Water ha fatto sapere che aprirà centinaia di punti vendita in tutto il mondo dove venderà bottiglie di vino – stavolta vero – di cinque tipi diversi con il ricavato che verrà devoluto in beneficenza.

Ad oggi la trasformazione dell’acqua in vino è riuscita soltanto ad uno, un paio di millenni fa, in quel di Cana.

Tutti pazzi per l’Instant Messaging

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Tutti pazzi per l’Instant Messaging

Ecco la prima vittima dell’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook. Il social network manda in pensione il suo servizio di posta elettronica e punta sui messaggi. Il colosso del web – fondato da Mark Zuckerberg – ha deciso di chiudere il servizio che assegnava agli iscritti un indirizzo di posta ‘@facebook.com’, lanciato tre anni fa, perché poco utilizzato. Le e-mail inviate a quegli indirizzi verranno inoltrate all’indirizzo di posta elettronica con cui ci si è iscritti alla piattaforma.

E’ un periodo di grande fermento intorno alle app di messaggistica instantanea: fa discutere la crescita vertiginosa di Telegram, nata lo scorso agosto e che viaggia attualmente al ritmo di circa 5 milioni di nuovi utenti al giorno dopo il recente black-out di WhatsApp. La chat fondata dai fratelli Durov ha server in tutto il mondo per garantire più velocità nei tempi di consegna dei messaggi, che a loro volta sono criptati e possono anche essere programmati per autodistruggersi dopo un certo periodo di tempo dalla lettura, tipo Snapchat. Inoltre Telegram è “cloud based”, cioè si può accedere ai suoi contenuti da qualsiasi altro dispositivo o dal computer. E’ open source, è gratis e possono essere inviati file di qualsiasi dimensione anche a chat di gruppo, volendo anche segrete, con il limite massimo di 200 contatti.
Chi ha sempre puntato sulla messaggistica instantanea e ha fatto della sicurezza uno dei suoi punti di forza è BlackBerry con il suo BBM, lanciato nel 2005, e da qualche mese disponibile anche per le piattaforme iOS, Android e Windows. Nonostante il periodo difficile per la società canadese, è di ieri la notizia del lancio del servizio BBM Protected, per fornire una potente e sicura soluzione di instant messaging alle aziende. Infatti BBM punta ad essere la scelta migliore per gli utenti business che si rivolgono ad un servizio di messaggistica mobile per migliorare la loro produttività e la collaborazione attraverso le chiamate BBM Voice, one- to-one chat, multi-person chat o Gruppi BBM fino a 50 persone con la possibilità di chattare, condividere calendari, elenchi ed immagini. Gli utenti BlackBerry – non solo quelli aziendali ma anche i consumer – possono utilizzare BBM per le chiamate video, per condividere schermate e creare canali BBM privati ​​per la collaborazione e la condivisione.

Aviazione Navale, cento anni di passione e coraggio

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Aviazione Navale, cento anni di passione e coraggio

Dal 20 al 27 ottobre la Marina Militare è presente alla Galleria commerciale ‘Porta di Roma’ per ricordare il centenario dell’Aviazione Navale.
Nata nel 1913 con l’istituzione del “Servizio aeronautico della Regia Marina”, l’Aviazione Navale, a distanza di cento anni di storia avvolta da passione, ardimento e coraggio, è oggi un strumento di difesa della flotta, indispensabile per estenderne il raggio d’azione e per proiettare le capacità operative nazionali sul mare e dal mare.
L’Aviazione Navale ha radici lontane che risalgono agli inizi del secolo scorso, quando i primi audaci pionieri iniziarono ad impiegare, con grande lungimiranza, il mezzo aereo a sostegno della Squadra Navale. Nel 1913 l’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel costituì il “Servizio Aeronautico della Regia Marina”; lo stesso anno venne fondata la “Regia Scuola di Aviazione della Marina” per l’addestramento degli equipaggi di volo ed istituito il “Quadro del Naviglio Aereo”, ove le aeronavi al servizio della Regia Marina furono iscritte in uno speciale elenco, equiparandole alle navi iscritte nel “Quadro del Naviglio di Guerra dello Stato”. Di qui le ragioni per cui il 1913 è stato preso a riferimento quale anno di nascita dell’Aviazione Navale.
I visitatori che accedono agli spazi espositivi possono vivere un’esperienza unica con il personale della Marina Militare, tra percorsi fotografici, modelli dei principali mezzi navali e aerei, come la portaerei Cavour, la nuova fregata Bergamini, la nave da sbarco San Marco, gli aerei a decollo verticale Av-8B Harrier. Il pubblico può interagire con il simulatore di plancia della FREMM (Fregata europea multi missione) “Carlo Bergamini”, con il proiettore olografico ed altri dispositivi interattivi. E’ presente anche il Centro Mobile Informativo della Marina Militare e un elicottero SH-3D dei reparti di volo. Gli spazi espositivi possono essere visitati a partire dal 21 al 27 negli orari di apertura del centro commerciale.

Putin a caccia di zombie (in un videogame)

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Putin a caccia di zombie (in un videogame)

Ex spia e campione di arti marziali, sportivo a 360 gradi con un fisico scolpito e lo sguardo da duro. Chi, se non il presidente russo Vladimir Putin, poteva essere il protagonista del nuovo videogioco per smartphone, dal titolo ‘You don’t mess with Putin’ (‘Non si scherza con Putin’)?

La trama del videogioco – che sarà scaricabile gratuitamente dal 31 ottobre per le piattaforme iOS e Android – prevede un’orda di zombie con l’obiettivo di uccidere Putin, che li combatte con l’aiuto di un amico americano aggressivo e alcolizzato.  Parlando con l’agenzia stampa russa Ria Novosti, il responsabile dello sviluppo del gioco, il belga Michele Smeets, afferma che il presidente russo è perfetto per il ruolo del videogame, vista la durezza che ha mostrato in diverse occasioni. “Putin ha questa immagine di tipo tosto che non ha paura di sporcarsi le mani“, ha detto Smeets nel corso di un’intervista telefonica. “Va a caccia, va a cavallo, spara. Un leader deve essere forte e secondo me Putin è l’unico al mondo a incarnare veramente questa immagine“, ha aggiunto Smeets. I dialoghi del gioco, ha poi spiegato, si basano tutti su frasi realmente pronunciate da Putin in varie occasioni. Dopo avere infilzato uno zombie con una penna, ad esempio, il presidente dice “Ridammela indietro!”, riferimento a un episodio del 2009 in cui Putin lanciò una penna al magnate Oleg Deripaska ordinandogli di firmare un accordo, e poi gli chiese di restituirla. Nel gioco Putin è ‘il buono’, ma il videogame non riflette alcuna ideologia particolare, ha precisato Smeets. “È solo che Putin mi piace, come persona e come leader“.

Fonte: LaPresse, Ria Novosti

Google ha cambiato il nostro linguaggio? Non ancora

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Google ha cambiato il nostro linguaggio? Non ancora

Google ha da qualche giorno festeggiato il suo quindicesimo compleanno. In questi anni ci siamo chiesti se il più famoso motore di ricerca ha modificato il nostro modo di parlare. Nessun cambiamento sostanziale nel linguaggio ma in compenso scriviamo di più. Lo sostiene la linguista Valeria Della Valle, docente alla Sapienza di Roma.
Non e’ che Google abbia un suo proprio linguaggio, semmai e’ tutto il web che ce l’ha – dice all’Adnkronos – e siamo cambiati in senso molto positivo da un lato, con alcune negativita’ dall’altro“. L’aspetto positivo per la docente, e’ quello di aver consentito “a una massa immensa di persone, non solo in Italia ma nel mondo, di riprendere a scrivere. In passato quasi tutti smettevano dopo la chiusura del periodo ‘scolastico’, scrivendo solo per organizzare la spesa o prendere appuntamenti sull’agenda. Adesso la facilita’ comunicativa dell’era web ha fatto cadere quella barriera, anche grazie alla mancanza di soggezione che da’ il non essere osservati o giudicati di persona per quanto si e’ scritto: ci siamo emancipati da quella forma di timidezza“. Mentre il rovescio della medaglia presenta come lati negativi: “grande liberta’ di scavalcare le regole di grammatica, ortografia, sintassi“, ma a volte “consapevolmente, non per errore: penso per esempio alle abbreviazioni. Scriviamo ‘cmq’, ma quando parliamo diciamo ‘comunque. Sono convinta che chi scriveva bene prima continui a farlo adesso, mentre chi e’ tornato a scrivere almeno lo fa“. Altro lato negativo della mole di informazioni disponibile: “non si puo’ mai avere la certezza che siano corrette, veritiere o vere, bisogna controllare. Siamo ad un punto di partenza, non di arrivo: e per vedere se ci saranno effetti sul linguaggio bisognera’ aspettare decenni“. Non resta che darci appuntamento al trentesimo compleanno di Google.

Fonte: AdnKronos

Legge gomma, un click per cancellare il passato

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Legge gomma, un click per cancellare il passato

Foto sconvenienti, commenti dettati dall’ira, giudizi affrettati. Capita spesso – soprattutto agli adolescenti – di pentirsi dei contenuti caricati sul web, perché anche a distanza di anni immagini, post, tweet possono creare problemi in coppia, sul lavoro o con gli amici.

Per rimediare agli “errori di gioventù” sta per arrivare in California la “legge-gomma”, una norma grazie alla quale cancellare con un semplice click e in pochissimo tempo tutte le immagini postate sul web o le altre tracce lasciate  durante la propria attività digitale. La legge diventerà realtà nel 2015, inizialmente solo per i minori di 18 anni della West Coast americana. Jerry Brown, governatore del “Golden State”, ha ufficializzato che la norma entrerà in vigore dal primo gennaio del 2015; nel frattempo i siti e i colossi di internet avranno la possibilità di adeguarsi, inserendo nelle loro opzioni quella della cancellazione dei singoli dati. Sarà un incentivo importante per allinearsi a quanto offerto già da Facebook e Twitter.

Non mancano i dubbi sulla “Eraser law”, primo su tutti quello di comprendere se l’utente che richiede una cancellazione abbia effettivamente 18 anni e risieda in California. Da segnalare, inoltre, che il provvedimento non protegge gli utenti dalla ri-pubblicazione di contenuti da parte di terzi, il “pulsante” previsto avrà effetto soltanto su immagini, post e commenti messi direttamente online dall’utente che vuole rimuoverli.

Nucleo della Terra: svelato il mistero

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Svelato il mistero del nucleo terrestre

Svelato il mistero del nucleo della Terra. E’ di qualche giorno fa la notizia di una ricerca condotta dagli scienziati dell’Universita’ di Leeds, che ha dimostrato come il nucleo interno del pianeta, fatto di ferro solido, “ruoti” in direzione est, mentre il nucleo esterno, composto principalmente da ferro fuso, giri verso ovest a un ritmo piu’ lento. Anche se Edmund Halley – scopritore della famosa cometa – mostro’ il movimento verso ovest del campo geomagnetico della Terra nel 1602, questa e’ la prima volta che la scienza riesce a collegare i movimenti del nucleo interno al comportamento del nucleo esterno.
Il nostro pianeta si comporta in questo modo perche’ risponde al campo magnetico. I risultati, pubblicati sulla rivista Pnas, aiutano gli scienziati a interpretare la dinamica del nucleo della Terra, la fonte del campo magnetico del nostro pianeta.
Negli ultimi decenni, i sismometri che misurano i terremoti in “viaggio” attraverso il centro della Terra hanno identificato un orientamento ad Est – o super-rotazione del nucleo solido interno – relativamente alla superficie terrestre. Il campo magnetico spinge verso est sul nucleo interno, facendolo girare piu’ velocemente della Terra, ma spinge anche nella direzione opposta nel nucleo esterno liquido, creando un movimento verso ovest.

Fonte: AGI

All21: nuova frontiera dello spot

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Al via All21

Al via oggi in Italia una nuova forma di advertising televisivo: All21. Uno spot da 60 secondi che ogni sera alle 21 andrà in onda in contemporanea sui canali di Mediaset: Canale 5, Italia 1, Retequattro, La5, Mediaset Extra, Iris e TopCrime.
“All21” è un’innovazione assoluta nel panorama comunicativo italiano,  garantendo alle aziende un minuto di pubblicità nel punto di massimo ascolto della fascia di prime time.  “Un minuto – riferisce Mediaset – che non impatta sulle abitudini televisive del pubblico ma raggiunge un potenziale di 10 milioni di telespettatori con una share superiore al 30%. La nuova offerta ha riscosso un immediato successo tra i principali investitori pubblicitari italiani che hanno già prenotato tutti gli spazi disponibili per il primo mese di messa in onda”. Primo inserzionista è McDonald’s Italia che illustra le nuove offerte per la colazione presso i propri ristoranti.

Gli italiani sempre più “onnivori digitali”

Deloitte

Deloitte

Una recente ricerca Deloitte evidenzia che quasi uno su tre possiede contemporaneamente uno smartphone, un tablet e un pc. Nel nostro Paese – si legge in un comunicato della Deloitte – la maggioranza dei consumatori li utilizza quotidianamente in maniera crescente e, molto spesso, utilizza più dispositivi contemporaneamente.
La settima edizione della survey “State of the Media Democracy”, pubblicata in questi giorni da Deloitte con dati relativi all’Italia, ha rilevato infatti che quasi un terzo degli italiani (31%) può essere considerato “onnivoro digitale”, ovvero consumatore che possiede contemporaneamente un tablet, uno smartphone e un pc. Un risultato che ci pone tra i massimi utilizzatori di questi device al mondo, al di sopra di Paesi come gli USA (26%), l’Inghilterra (25%) e la Germania (22%).
La survey “State of the Media Democracy” ha analizzato le preferenze dei consumatori di 10 Paesi (Usa, Australia, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Norvegia, Spagna e Regno Unito) rilevandone le abitudini tecnologiche, i trend di consumo nel settore media & entertainment, e il comportamento nei confronti della pubblicità, dei social network, delle applicazioni mobile e delle preferenze di consumo verso i diversi device e internet.
La penetrazione della tecnologia digitale nello stile di vita dei consumatori appare un fenomeno inarrestabile” commenta Andrea Laurenza, Partner Deloitte, EMEA Media & Entertainment sector leader. “Il trend è chiaramente individuabile e, con una certa sorpresa, comune a tutti i gruppi di età analizzati nella survey. Questa nuova realtà crea importanti opportunità – e imperativi – per le organizzazioni che operano nell’industry: l’approccio multi-piattaforma nella relazione con i clienti appare oramai una necessità per affrontare la concorrenza e i potenziali nuovi entranti”.
Gli italiani vogliono essere sempre “connessi” e interagire sempre più con la rete. Dalla ricerca è infatti emerso come l’utilizzo di internet sia la modalità di entertainment preferito dal 58% del campione, più della “vecchia e cara” TV che, con il 51% delle preferenze, si ferma al secondo posto. Terza e più staccata la lettura di un libro (sia cartaceo che e-book) con il 36%.
L’uso simultaneo di diversi device elettronici ha reso ormai i consumatori sempre più multi-tasking anche nei comportamenti a casa. Basti pensare che oltre il 70% degli intervistati in Italia ha dichiarato di compiere altre azioni mentre guarda la televisione, percentuale che sale tra i consumatori più giovani. Al primo posto, mentre si guarda la tv, gli italiani navigano sul web (26%), leggono la propria e-mail (22%), oppure controllano i social network (20%).
L’affermarsi della convergenza digitale da un lato e dei social network dall’altro amplifica la voracità del consumatore che non si accontenta di guardare la TV, pur sempre protagonista del salotto di casa, ma affianca una molteplicità di comportamenti tra i quali si nota la progressiva affermazione dei second screen”, aggiunge Laurenza. “Il consumatore con tablet e smartphone interagisce con quanto sta vedendo e nel frattempo commenta e posta sui social network per condividere la sua esperienza. Questi comportamenti sono analizzati dalle aziende produttrici e distributrici di contenuti e dal mondo della pubblicità per individuare nuove modalità con cui ingaggiare il consumatore”.
Guardare il proprio programma preferito “live” in tv è ormai un’abitudine adottata da meno della metà degli italiani (49%). In progressiva affermazione troviamo invece le modalità di fruizione dei contenuti sul web oppure attraverso strumenti di registrazione e programmazione (come ad esempio, il Personal Video Recorder).
La programmazione lineare – commenta Laurenza – è sempre più affiancata sia da una lineare-flessibile, che vede modalità quali la catch up TV o similari che consentono di vedere la programmazione recente o parte di essa, sia da modalità non lineari con un modello on demand basate su catalogo”. “Il consumatore costruisce il palinsesto e si muove progressivamente verso una logica “pull” che gli consente di scegliere quali contenuti vedere e in quale momento. Lo scenario vede peraltro la prevalenza degli operatori TV che hanno dominato il mercato nell’ultimo decennio e che hanno iniziato a distribuire i contenuti in modalità over-the-top via internet, anche a causa del costo molto elevato dei contenuti premium che rappresenta la più importante barriera all’entrata”.
La ricerca ha evidenziato inoltre come la metà del campione sarebbe disposto a pagare un prezzo maggiore per avere una velocità di connessione più elevata. Non solo, il 67% ha dichiarato di essere propenso ad utilizzare maggiormente internet e i relativi contenuti on line se avesse a disposizione una connessione più rapida, una percentuale molto più alta di USA (56%), Inghilterra (52%) e Germania (30%). L’esigenza è maggiormente sentita tra i possessori di tablet, dove raggiunge il 73%.
Una maggiore velocità di download è uno degli elementi necessari, anche se non sufficienti, per supportare la piena affermazione della TV su internet” conclude Laurenza. “I pure player in questo ambito come Netflix e Lovelfilm sono grandi consumatori di banda – 1/3 del traffico USA alle otto di sera è generato da Netflix – e un collegamento stabile e a grande capacità consente di distribuire contenuti anche in HD”.

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